Si stima che in Italia, l’artrite reumatoide colpisca 350 mila persone, di cui il 75% fra la popolazione femminile tra i 35 anni e i 50 anni, con un rapporto di 5 a 2 rispetto all’uomo. Lo rivela un’indagine dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), svolta in collaborazione con Anmar (Associazione Nazionale Malati Reumatici) e con il contributo di Mundipharma.
L’artrite reumatoide, così come tutte le malattie reumatiche, hanno un impatto negativo sulla qualità della vita, condizionando le relazioni interpersonali, l’equilibrio psico-fisico, la sfera sessuale, la vita di coppia, l’autostima, la motricità, la voglia di maternità; un dolore cronico che compromette l’esistenza di moltissime donne già a 35 anni. C’è di buono, Che l’artrite reumatoide, in molti casi, non rappresenta una situazione irrimediabile.
La combinazione di terapie e trattamenti fisioterapici, sebbene praticati con assiduità solo da 1 paziente su 4, è in grado di rallentare l’evolversi della patologìa e di diminuire il dolore, con conseguente miglioramento dello stato complessivo di salute nel 31% dei casi, contro un 8% di pazienti che non hanno alcun giovamento dai trattamenti. Nuove speranze di cura, oggi arrivano da trattamenti con effetto antinfiammatorio a base di cortisone a rilascio notturno programmato per alleviare la rigidità articolare mattutina ed il dolore cronico Tuttavia, è importante che ci sia una maggiore attenzione e sensibilizzazione ai risvolti emotivi e all’impatto socio-economico dell’artrite reumatoide, spesso sottovalutati per mancanza di conoscenza e informazione. E’ molto diffusa, infatti, l’errata convinzione che colpisca solo la popolazione fra i 51 e i 70 anni o addirittura solo gli ultrasettantenni. Ecco, perché è necessario contrastare non solo lo sviluppo della malattia, le cui cause non sono ancora note, ma anche di far fronte al dolore cronico con terapie innovative, che possano migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto.(fonte:medicina live).