I pediatri e cardiologi dell’ospedale infantile Busto Garofolo di Trieste riferiscono su Rheumatology che la febbre reumatica esiste ancora. Infatti hanno diagnosticato, durante il loro studio, 13 episodi di malattia in ragazzi tra i 5 e i 15 anni, che corrispondono a un’incidenza ben superiore alle proiezioni forse troppo ottimistiche per una malattia considerata nei Paesi sviluppati in via d’estinzione. Inoltre, più della metà dei pazienti ha sofferto della più grave manifestazione di questa malattia, quella cardiaca. Infatti, la malattia reumatica lambisce le articolazioni, ma, come si diceva una volta, azzanna il cuore.
La febbre reumatica è una complicanza di un’infezione alla gola provocata da un batterio, lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A (SBA). La sua sintomatologia non dipende però direttamente dall’infezione, ma da una reazione anomala del sistema immunitario: in alcuni casi gli anticorpi rivolti contro il batterio possono in qualche modo confondersi, e riconoscere come estranei anche organi e tessuti dell’organismo. I bersagli sbagliati si trovano nelle articolazioni, nella pelle, nel cuore e nel sistema nervoso, dove si possono creare stati infiammatori che si traducono in pratica in artrite, in eritemi, in malattie di cuore e nella corea, una malattia neurologica caratterizzata dalla comparsa di movimenti involontari e scoordinati del viso e delle estremità. «L’infezione da Streptococco beta-emolitico di gruppo A può anche non dare segni di sé, oppure causare una tonsillite con caratteristiche cliniche ben definite, che può essere confermata con la positività del tampone faringeo» spiega Serena Pastore, pediatra dell’ospedale infantile Busto Garofolo e principale autrice dello studio. La malattia reumatica, che è una complicanza di questa forma di mal di gola, può essere prevenuta solo curando correttamente l’infezione con la somministrazione di antibiotici mirati contro il batterio. «Questo trattamento deve essere però riservato solo a coloro che soddisfano i cosiddetti criteri di McIsaac per la diagnosi di tonsillite streptococcica – precisa l’esperta -, cioè i bambini oltre i 5 anni che hanno tonsille ingrossate con o senza placche, ingrandimento delle ghiandole linfatiche del collo, senza tosse ma con febbre superiore ai 38°C».
I ricercatori hanno passato in rassegna le cartelle cliniche di tutte le unità ospedaliere pediatriche del Friuli Venezia Giulia risalenti al periodo compreso fra gennaio 2007 e dicembre 2008. Hanno così potuto identificare 13 pazienti colpiti da febbre reumatica acuta, sei dei quali presentavano segni di artrite, sette di corea e ben dieci di un coinvolgimento cardiaco. Mentre nello scorso decennio a Trieste, come nel resto d’Italia, la frequenza della malattia era al massimo di 4-5 casi l’anno ogni 100mila bambini fra i 5 e i 15 anni, nel 2007 nel capoluogo friulano il tasso è salito a 23 su 100mila e nel 2008 addirittura a 27. «A partire dai primi del Novecento c’è stata un’impressionante riduzione dell’incidenza di questa patologia nei Paesi industrializzati rispetto a quelli in via di sviluppo, nei quali la malattia reumatica rimane tuttora una questione di carattere sociale e medico di enormi proporzioni. Questa non è però la prima volta in cui si assiste a una sua ripresa: negli anni Ottanta era infatti già accaduto in alcuni Stati Nordamericani, ma anche in certe zone d’Italia, come le città di Melegnano e Roma – racconta la pediatra -. La recrudescenza della febbre reumatica che abbiamo osservato a Trieste rappresenta sicuramente un monito per tutti i pediatri che operano nei Paesi industrializzati perché non abbassino la guardia nei confronti di questa patologia. Riconoscerla è fondamentale per avviare la profilassi obbligatoria delle ricadute, che possono manifestarsi con sintomi e segni più gravi rispetto all’esordio». Dei 13 casi descritti nello studio, 8 avevano sofferto di una tipica forma di mal di gola da streptococco, ma solo due avevano ricevuto un’adeguata terapia antibiotica. «La ripresa della malattia reumatica che abbiamo osservato potrebbe essere dovuta a una minore attenzione da parte dei pediatri nei confronti di questa condizione, ma anche alla possibile comparsa e diffusione di nuovi ceppi di streptococco più capaci di scatenare questa reazione anomala» aggiunge la pediatra.
Quando l’infiammazione che caratterizza la febbre reumatica colpisce il cuore, il quadro clinico diventa più serio. Dall’indagine dei ricercatori friulani è risultato che dei 10 pazienti colpiti al cuore, la metà dei casi è stata riconosciuta solo dopo che un cardiologo pediatra professionista ha sottoposto a un’ecocardiogramma tutti i bambini in cui la malattia reumatica era stata diagnosticata o anche solo sospettata. Spesso infatti l’infiammazione a carico del cuore è detta silente poiché non è rilevabile con una semplice auscultazione. Ecco perché i ricercatori friulani sottolineano l’importanza dell’ecografia del cuore: «A nostro parere tutti i pazienti che soffrono di febbre reumatica, o per i quali esiste il sospetto di questa condizione, dovrebbero essere sottoposti a questa indagine, che oltre a non essere invasiva, può consentire di confermare una diagnosi altrimenti dubbia. Ciò consente di avviare una profilassi con penicillina ed evitare quindi che nuove infezioni streptococciche possano peggiorare il quadro cardiologico del bambino».