Cure sospese perché il farmaco è troppo caro. In tempi di crisi e razionalizzazione può capitare anche questo. A farne le spese sono i pazienti affetti da patologie immunoreumatiche invalidanti, come l’artrite reumatoide: da qualche mese sono stati costretti a sospendere i cicli di terapia con il Mabthera, un farmaco cosiddetto biologico, non più a disposizione dell’unica specialista che all’ospedale Santa Barbara segue un migliaio di pazienti, tra cui un centinaio sottoposti alla terapia con questo particolare medicinale.
LA STORIA M.P. 42 anni, mamma di due bambini, è affetta da artrite reumatoide e lupus e avrebbe dovuto iniziare il ciclo a fine agosto: «Mi hanno detto che devo aspettare perché il farmaco non c’è a causa degli alti costi. Sono molto preoccupata perché quel prodotto era l’unico che mi stava dando benefici; ora possono soltanto aumentarmi la dose di cortisone, ma c’è il rischio che in questo modo la malattia continui a progredire». È il timore che hanno tutti gli ammalati per i quali il farmaco biologico è considerato l’ultima spiaggia in grado di contrastare gli effetti delle patologie immunoreumatiche. Ivo Picciau, responsabile dell’Asmar, l’associazione sarda contro le malattie reumatiche, spiega che si tratta della nuova frontiera nella lotta a questo tipo di patologie.
LE CURE «Vengono somministrati nei casi in cui le terapie tradizionali non funzionino, dunque è evidente che se mancano, le conseguenze sono gravissime». Picciau non esclude che, nei prossimi giorni, possano essere attuate forme di protesta clamorose. Tentare di risolvere il problema spostandosi a Cagliari non è semplice: «Le liste d’attesa sono di almeno sei mesi e poi non è giusto che gli ammalati debbano subire i disagi dovuti alle trasferte forzate». I pazienti reumatologici, nel territorio, sono circa 30 mila: il dato comprende artriti, artrosi e osteoporosi. Nonostante l’alta incidenza, non esiste una struttura ospedaliera di reumatologia. «Tutto – spiega Picciau – grava su uno specialista ambulatoriale per dieci ore settimanali a Carbonia e una reumatologa ospedaliera a Iglesias, l’unica autorizzata a prescrivere i farmaci biologici. Da sola segue circa un migliaio di pazienti cronici». L’assistenza reumatologica, peraltro, viene svolta senza personale dedicato: «L’infermiere, di volta in volta, viene spostato da altri reparti».
Cinzia Simbula
Fonte : L’UNIONE SARDA del 15 novembre 2011