Ricercatori della Boston University School of Medicine hanno portato a termine uno studio sulla sclerodermia localizzata – o morfea – che potrebbe aprile la strada a nuove terapie.
Nell’articolo pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology, i ricercatori hanno illustrato alcuni meccanismi inediti sulla base dei quali agisce la malattia.
Com’è noto, la sclerodermia causa l’ispessimento e l’indurimento dell’epidermide con conseguente riduzione del tessuto elastico e adiposo, della peluria e di alcune ghiandole. La patologia non mette a rischio la vita di chi ne soffre, ma costituisce un vero e proprio handicap dal punto di vista estetico.
Nel corso di una sperimentazione sulla molecola balicatib, un inibitore della catepsina K, enzima coinvolto nella distruzione della matrice ossea, i ricercatori hanno scoperto che la sostanza, utilizzata per curare l’osteoporosi, determinava un indurimento della pelle, in particolare nella parte superiore del corpo. Thomas Tuenger, coordinatore dello studio, sottolinea: “questa osservazione sottolinea l’importanza della degradazione del collagene intracellulare della pelle, un aspetto finora ampiamente sottovalutato. L’osservazione getta anche una luce nuova sulla comprensione dei meccanismi coinvolti nella sclerodermia localizzata. La mancata degradazione del collagene finora non era stata considerata fra le cause della malattia”. (fonte: Italia salute) .