L’infiammazione cronica associata alla malattia autoimmune «martella» le arterie, favorendo il loro indurimento e il deposito della placca arteriosclerotica
L’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, le connettiviti, le artriti infiammatorie e più in generale le malattie reumatiche autoimmuni possono compromettere anche la salute cardiovascolare. E a farne le spese sono spesso le donne in quanto vittime predilette di queste malattie. Ma non si tratta di una situazione irrimediabile: informazione e prevenzione possono arginare il problema. E’ con questo spirito che, in occasione della Open week Salute della donna, promossa da Onda, è stato organizzato per il 22 aprile un incontro con il pubblico dal titolo “Il rischio cardiovascolare nelle donne”, che avrà come relatore il professor Pierluigi Meroni, direttore del Dipartimento di reumatologia e fisiatria dell’Istituto Gaeatno Pini/Cto di Milano.Nell’immaginario comune le malattie cardiovascolari sono appannaggio degli uomini, mentre le donne possono stare tranquille o quanto meno iniziare a preoccuparsi solo dopo la menopausa, perché prima c’è l’effetto protettivo degli ormoni femminili. In realtà le cose non stanno esattamente così. «Negli ultimi anni sono cresciuti gli eventi cardiovascolari registrati nella popolazione femminile e non solo una volta conclusa l’età fertile – fa notare il professor Pierluigi Meroni -. Le cause sono da ricercare negli errati stili di vita di vita, come per esempio il vizio del fumo e l’impegno sempre più incisivo delle donne nel lavoro (e parallelamente nella famiglia), fonte spesso di stress. Ma c’è anche un altro elemento da tenere in considerazione: le malattie reumatiche, molte delle quali decisamente più frequenti nel sesso femminile, ormai riconosciute come un importante fattore di rischio per la salute cardiovascolare. Oggi le scopriamo prima, spesso quando le donne sono ancora nell’età fertile. Se vogliamo evitare sgradite conseguenze, dobbiamo intervenire sulla malattia reumatica e allo stesso tempo prendere provvedimenti per proteggere cuore e vasi».«I tradizionali fattori di rischio cardiovascolare sono indubbiamente più frequenti nei pazienti con malattie reumatiche infiammatorie rispetto alla popolazione generale, ma questa maggiore diffusione spiega solo parzialmente l’aumentato rischio cardiovascolare di questi soggetti. Ci sono sempre più evidenze che l’infiammazione possa essere l’anello mancante. L’infiammazione cronica associata alla malattia autoimmune “martella” le arterie, favorendo il loro indurimento e il deposito della placca arteriosclerotica – puntualizza Meroni -. Per questo oggi sempre più si tende ad avere una terapia d’attacco da subito. Più si riesce a smorzare il fuoco dell’infiammazione, minori sono le ripercussioni sul cuore. Allo stesso tempo cerchiamo di ridurre il rischio cardiovascolare con accorgimenti inerenti lo stile di vita (alimentazione, attività fisica, abolizione fumo ecc.) e, quando questi non sono sufficienti, con terapie parallele per ridurre il rischio di trombi, per tenere sotto controllo la pressione e/o per contrastare il colesterolo alto».
(fonte:cds)