Si prospettano nuove opportunità di trattamento per i pazienti con Lupus Eritematoso Sistemico (LES), una malattia infiammatoria cronica autoimmune che può coinvolgere tutti gli organi e apparati del corpo, dalle articolazioni alla cute, al cuore, ai reni, ai polmoni e al sistema nervoso.
Il Prof. Giovanni Minisola, Presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR) e Primario Reumatologo dell’Ospedale di Alta Specializzazione “San Camillo” di Roma ci fornisce qualche dato epidemiologico: “Come le altre connettiviti, il LES colpisce prevalentemente le donne, anche in giovane età, con un’incidenza di 2-10 nuovi casi ogni 100.000 all’anno, una prevalenza di 10-120 ogni 100.000 individui e un picco tra i 15 e i 40 anni. Il LES è malattia che può mettere a rischio la vita delle persone colpite a causa del coinvolgimento di organi vitali, che compromette gravemente la qualità della vita e la capacità lavorativa e che ha costi sociali particolarmente rilevanti”.
“L’avvento dei farmaci biotecnologici ha rappresentato una rivoluzione importante nel trattamento dei pazienti con malattie reumatiche – spiega il Dott. Gian Domenico Sebastiani, Responsabile della Lupus Clinic della Divisione di Reumatologia dell’Ospedale di Alta Specializzazione “San Camillo” di Roma –. Nel caso particolare del Lupus, tra le novità più interessanti c’è il Rituximab, un anticorpo monoclonale diretto contro i linfociti B, impiegato anche per il trattamento dell’Artrite Reumatoide. Questo farmaco risulta molto efficace nelle manifestazioni renali, articolari e vasculitiche del LES e rappresenta una risorsa efficace quando la terapia con i farmaci convenzionali non dà risultati soddisfacenti”.
Ulteriori speranze potrebbero arrivare dagli studi attualmente in corso. Fra i farmaci in sperimentazione nel LES c’è un farmaco innovativo che inibisce la JAK chinasi 1, una molecola coinvolta nella risposta immunitaria in quanto trasmette al nucleo cellulare i segnali che arrivano alle cellule dall’ambiente esterno. Il farmaco si assume per via orale, consentendo così di evitare la somministrazione per via endovenosa, che richiede la necessità di recarsi in una clinica. Nei prossimi mesi inizierà uno studio clinico internazionale, che vede coinvolti anche i più importanti centri italiani, per valutare la sua efficacia nel LES. Altri farmaci in studio sono il Epratuzumab, un biotecnologico anti-linfociti B che sta attraversando le fasi sperimentali nel LES con risultati promettenti, ed il Belimumab, un anticorpo monoclonale completamente umano che inibisce lo stimolatore dei linfociti B “BLyS”, una proteina prodotta naturalmente scoperta nel 1997 dai ricercatori della Human Genome Sciences.
“BLyS è presente in notevole quantità nei pazienti con LES – continua Sebastiani – Il Belimumab, riducendo i livelli di questa citochina, esercita un’azione favorevole sulla malattia. Vari studi clinici internazionali, condotti con metodiche molto rigorose, hanno documentato la sua efficacia nel LES e la sua buona tollerabilità. Il Belimumab è il primo farmaco sviluppato in modo specifico per il LES; è stato approvato negli Stati Uniti, ed è in studio anche per altre malattie autoimmuni sistemiche”.
Parallelamente alle sperimentazioni farmacologiche proseguono le ricerche per identificare le cause e i meccanismi fisiopatologici della malattia, tra cui importanti studi sui fattori genetici. Dai risultati di questi studi ci si attende una migliore conoscenza sulle cause del LES, con una ricaduta positiva sulla possibilità di sviluppare nuove terapie.
“I farmaci biotecnologici rappresenteranno una risorsa importante anche per i pazienti affetti da LES, così come oggi già lo sono per quei pazienti nei quali sono indicati e quando le terapie tradizionali non hanno effetto – osserva il Prof. Giovanni Minisola –. Tuttavia e purtroppo, tra i 5 maggiori paesi dell’Unione Europea, l’Italia è quello con il più basso tasso di penetrazione di questa categoria di farmaci e si colloca al di sotto della media europea, a causa dei lunghi tempi di accesso all’innovazione che caratterizzano negativamente il nostro paese. In media si verificano 326 giorni di ritardo tra l’autorizzazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) e l’autorizzazione alla commercializzazione in Italia. L’impiego dei farmaci biotecnologici deve essere tempestivo e appropriato; per tale motivo è assolutamente necessario che dalle parole si passi ai fatti e che Ministero e Regioni adottino percorsi diagnostico-terapeutici concreti e funzionali, attivando un network operativo tra medico di famiglia e strutture assistenziali reumatologiche. Solo così si eviteranno a chi è malato attese inutili e ritardi diagnostico-terapeutici le cui conseguenze possono essere drammatiche non solo per i pazienti ma anche per la collettività in rapporto alle ricadute socio-economiche e alla perdita di produttività”.Il Lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia cronica caratterizzata da lesioni infiammatorie che possono colpire qualsiasi tessuto od organo, a causa di una risposta eccessiva e distorta del sistema immunitario, il quale, anziché aggredire gli agenti infettivi esterni, si rivolge invece contro l’organismo stesso.
Tra gli organi interni più caratteristicamente interessati da questa malattia autoimmunitaria, vanno segnalati innanzitutto i rivestimenti di cuore e polmoni (pericardio e pleura), mentre un’altra localizzazione particolarmente frequente e pericolosa è quella dei reni. Possono essere colpiti anche il sistema nervoso centrale, con problemi che vanno dal mal di testa, ai disturbi della personalità, alle crisi epilettiche e alle alterazioni di tipo ischemico e il sangue, con conseguente ingrossamento delle linfoghiandole, calo significativo dei globuli bianchi, dei neutrofili e dei linfociti.
Per lo più la malattia si presenta con sintomi comuni, quali febbre, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Questi ultimi, pur essendo rari segni evidenti di infiammazione, sono talvolta così forti da precludere al paziente le normali attività. Capita poi che tali sintomi vengano sottovalutati: essi possono infatti scomparire dopo un certo tempo, per poi ritornare a distanza di mesi in forma più grave.
Importanti sono le manifestazioni cutanee, le più caratteristiche delle quali – dislocate sul volto, sui padiglioni auricolari e sul cuoio capelluto – sono talora simili a cicatrici “a morso di lupo”, ciò che ha dato il nome alla patologia. Altre lesioni tipiche sono quelle localizzate su zigomi e naso, con una disposizione “a farfalla”, e quelle simili alle reazioni allergiche ai farmaci, le quali sono più frequenti e spesso pruriginose.
Il LES è una patologia diffusa in tutte le aree geografiche e in Italia interessa più di centomila persone. Essa colpisce particolarmente il sesso femminile, soprattutto in età fertile, e la sua causa precisa non è nota, anche se esiste una predisposizione genetica ereditaria su cui sembrano agire altri fattori scatenanti, quali ad esempio i raggi ultravioletti, alcuni farmaci e probabilmente anche le infezioni virali croniche.
Poiché le manifestazioni del LES sono identiche a quelle di altre patologie infiammatorie, la diagnosi precoce non è sempre possibile e spesso la malattia viene sospettata in seconda battuta di fronte a un quadro clinico che non risponde alla terapia e dopo avere escluso malattie più comuni.
Per la diagnosi sono utili esami ematologici che rivelano un’infiammazione sistemica o eventuali alterazioni di apparato od organo dovute alla malattia, nonché un’alterata reattività immunitaria. La ricerca, nel siero, di anticorpi in grado di reagire con diverse sostanze presenti nel nucleo delle cellule può permettere oggi di identificare forme anche molto lievi di LES, facilitando così la diagnosi precoce. A questi accertamenti vanno aggiunti esami strumentali utili per documentare danni ad organi colpiti e un’indagine bioptica per stabilire il tipo di lesione e quindi la prognosi.
Per il trattamento del LES si usano attualmente quattro tipi di farmaci: i corticosteroidi, per bloccare il processo infiammatorio; i citostatici, contro la moltiplicazione delle cellule coinvolte nella reazione immunitaria; gli antimalarici, in presenza di pleurite, pericardite, febbre e stanchezza intensa; e infine gli antinfiammatori non steroidei (FANS), per i sintomi a carico di muscoli e articolazioni. La ricerca scientifica procede oggi nel suo cammino per individuare terapie più selettive ed efficaci, ma soprattutto prive di effetti collaterali, i quali invece sono presenti nelle attuali terapie, tanto da renderne consigliabile il monitoraggio periodico. In particolare si stanno studiando interventi mirati a incidere direttamente sulla produzione di anticorpi.Conoscersi, aiutarsi, informarsiSono questi gli scopi del Gruppo italiano per la lotta contro il lupus eritematoso sistemico, associazione senza scopo di lucro che opera per favorire il collegamento tra i pazienti, diffondere l’informazione e promuovere la ricerca scientifica su questa malattia. Tale realtà fa parte dell’ELEF (European Lupus Erythematosus Federation) e, tra le sue varie iniziative, pubblica anche il bollettino informativo “Icaro”.
(fonte:Italia salute).