Ottenere un risparmio di spesa, riducendo prescrizioni inappropriate, inutili o costose, quando possono essere sostituite da esami più semplici, è di per sé un fatto meritorio. Ma ci sono malattie reumatiche, quali l’artrite reumatoide o le spondiloartriti sieronegative, fortemente invalidanti, in cui per chi non è esperto non è sempre chiaro ed evidente quali siano gli esami opportuni o meno.
Di questo non si può non tener conto parlando di appropriatezza». Lo evidenzia Ignazio Olivieri, presidente della Società italiana di reumatologia, dal 52esimo Congresso della Sir, in corso a Rimini fino al 28 novembre. Gli specialisti si sono confrontati sulla centralità della figura del reumatologo – in tempi di spending review e giro di vite contro gli esami inappropriati – nell’identificazione dei pazienti a rischio e nella decisione della prescrizione di alcuni accertamenti che possono essere essenziali per la diagnosi precoce, la prognosi e, di conseguenza, per evitare eventuali disabilità e problematiche legate a queste patologie, se trattate tardivamente e in modo inappropiato.
Il reumatologo, spiegano, ha «la necessità di prescrivere periodicamente esami utili per il monitoraggio di eventuali tossicità di alcune terapie come quelle immunosoppressive, utilizzate per il trattamento dell’artrite reumatoide, delle connettiviti. Senza questi non si riuscirebbe a intervenire tempestivamente sull’eventuale comparsa di effetti collaterali, la cui gestione genererebbe un ulteriore aggravio della spesa». «Un’ecografia alle articolazioni, eseguita correttamente – sottolinea Roberto Caporali, professore associato di reumatologia all’Università di Pavia – può permettere di evidenziare un’attività infiammatoria che spesso non riusciremmo a identificare clinicamente. Ancora una volta, però, l’indicazione clinica deve venire dal reumatologo. In questo caso la spesa diventa un investimento che ci permette di risparmiare nel futuro, a patto che venga applicato correttamente e nei casi giusti». «Questi esempi dimostrano come gli esami di laboratorio o strumentali debbano essere richiesti e interpretati in ambito specialistico – continua – Per questo motivo anche a livello ‘centrale’, quando si decide se un accertamento sia appropriato o meno, oltre al fattore costo devono essere considerati diversi altri elementi: quello diagnostico, prognostico e di monitoraggio, utile al paziente per assicurare la sicurezza del trattamento e al medico per controllare possibili eventi avversi causati dalla terapia farmacologica». Quando si affronta il tema delle riduzioni delle prescrizioni diagnostiche, spesso si fa riferimento a un ipotetico abuso del ricorso a. «Non possiamo escludere in assoluto che in alcuni casi si sia fatto un uso inappropriato della risonanza magnetica – dichiara Olivieri – ma, di fatto, nelle malattie reumatiche che interessano la colonna lombare, come ad esempio le spondiloartriti sieronegative, la risonanza del bacino, della colonna e delle articolazioni sacro-iliache è l’unico esame che ci permette una diagnosi precoce e, dunque, un trattamento tempestivo, con minori costi a medio-lungo termine per la gestione dell’invalidità che queste malattie possono causare se non curate opportunamente».(Fonte. Online News)