Pazienti con artrite reumatoide che assumono inibitori del fattore di necrosi tumorale (anti – TNFs) per controllare la loro infiammazione correlata alla malattia hanno anche un ridotto rischio di attacchi di cuore , secondo i risultati di una ricerca presentata al meeting dell’American College of Rheumatology -ACR di San Diego
L’artrite reumatoide è una malattia cronica che provoca dolore , rigidità, gonfiore e limitazione del movimento e della funzionalità di molteplici articolazioni. Si stima che 1,3 milioni di americani soffrano di AR , e che la malattia colpisca in genere le donne il doppio degli uomini.
I pazienti hanno anche un aumentato rischio di attacchi cardiaci, probabilmente a causa della infiammazione associata alla malattia. I ricercatori recentemente hanno studiato come gli anti- TNFs , che aiutano a controllare l’infiammazione, possano diminuire il rischio e la gravità degli attacchi cardiaci in questi soggetti rispetto al resto della popolazione.
” Il Registro della British Society for Rheumatology Biologics è stato istituito nel 2001 per monitorare la sicurezza a lungo termine di terapie biologiche nei pazienti con artrite reumatoide . Le informazioni sono state raccolte su oltre 20.000 pazienti nel Regno Unito , compresi i dati su tutti i ricoveri ospedalieri e i decessi –spiega il reumatologo William Dixon dell’Università di Manchester –E’ stato esaminato non solo la percentuale di infarti, ma anche se la gravità degli attacchi di cuore era diverso dopo il trattamento con farmaci biologici. Un migliore controllo di infiammazione con questa terapia potrebbe ridurre non solo il tasso di attacchi di cuore, ma potenzialmente influenzare anche le dimensioni degli infarti del miocardio”.I ricercatori hanno analizzato i dati riguardanti il tasso degli infarti in un totale di 14.258 pazienti con artrite reumatoide dal 2001 al 2008 .
I ricercatori hanno concluso che i pazienti con AR, che utilizzano farmaci biologici per gestire la loro infiammazione, avevano un minor rischio di attacchi di cuore rispetto a coloro che usano DMARD tradizionali. Tuttavia, la gravità degli attacchi di cuore tra i due gruppi era statisticamente simile.
“I reumatologi possono essere rassicurati sul fatto che il trattamento dell’artrite reumatoide attiva con terapia anti-TNF può portare non solo ad un miglioramento dei sintomi articolari ma anche a una riduzione del numero di infarti del miocardio nel medio termine”, conclude il Dott. Dixon. (fonte salute domani)