Novità in arrivo per il trattamento dell’artrite psoriasica e dell’artrite reumatoide, due malattie infiammatorie croniche a carico soprattutto delle articolazioni.
A illustrarle è il professor Carlo Selmi, responsabile di Reumatologia e immunologia clinica di Humanitas e docente all’Università di Milano.Per l’artrite reumatoide le novità si affiancano ai trattamenti consolidati della malattia: «In prima linea c’è sempre il ricorso ai farmaci antinfiammatori come il cortisone, da impiegare a basse dosi e per una durata adeguata. A questi si aggiungono prima i classici farmaci come il methotrexate o la leflunomide, quindi le terapie biologiche di secondo livello e le cosiddette “small molecules”. La speranza è di avere a disposizione i farmaci inibitori di JAK (Janus Chinasi), una famiglia di enzimi: il capostipite è il tofacitinib già presente sul mercato americano e destinato a diventarlo in quello europeo. Il vantaggio di questi farmaci, che puntano a un target specifico nel processo infiammatorio, è la possibilità di assumerli per via orale», spiega il professore.«Buoni risultati si sono avuti anche nella sperimentazione di un’altra “small molecule”, il baricitinib, sempre da assumere per via orale e sempre inibitore di JAK. Inoltre – aggiunge lo specialista – un’altra grande novità è l’introduzione dei farmaci biosimilari, ovvero simili a farmaci biologici originari già brevettati, che porterà una riduzione dei costi delle terapie biologiche del 20-30%».Per il trattamento dell’artrite psoriasica sarà una novità anche in Italia apremilast, una “small molecule” lanciata oltre un anno fa negli Usa. Accanto a questa nuovi biologici promettono grandi risultati: «Sono principi attivi anti-interleuchina 17, una citochina che promuove l’infiammazione. Tra le altre nuove molecole ci sono l’ixekizumab e il secukinumab, la cui sperimentazione ha dato eccellenti risultati non solo nel trattamento della psoriasi ma anche dell’artrite psoriasica. L’obiettivo è ricorrere a farmaci specifici per l’artrite psoriasica e non derivati dal trattamento dell’artrite reumatoide».Quali invece le tendenze di lungo periodo? «La ricerca sta lavorando per ottenere diagnosi sempre più precoci e terapie sempre più personalizzate, “su misura”, con cui modulare i trattamenti sulle esigenze specifiche dei pazienti e sulle caratteristiche della malattia in ciascun caso», conclude il professor Selmi. (Fonte: humanitas salute).